Il torball nasce nel 1970 da una evoluzione di uno sport, il Golball, riservato ai non vedenti e praticato negli U.S.A. e nei paesi anglosassoni ed inserito nei Campionati del mondo per i disabili visivi.
In Italia e nel resto d’Europa il torball ha avuto un’ampia diffusione ed è stato per anni l’unico sport praticato dai non vedenti, grazie al lavoro pionieristico di alcuni illuminati fra cui Silvano Dani, a cui la Polisportiva è dedicata.
Questi pionieri dello sport con i loro gruppi sportivi si sono costituiti in Federazione, la FICS (Federazione Italiana Ciechi Sportivi) che per decenni è stato l’Organo Federale di riferimento per i disabili visivi che avevano la volontà di svolgere un’attività sportiva. Per anni il torball è stato così diffuso da rendere necessario un Campionato di serie A, B, C ed anche una selezione promozionale per accedere all’ultima serie.
La successiva diffusione di altre pratiche sportive e la riduzione quantitativa di disabili visivi ha ridotto il numero delle squadre di torball, anche se questo sport rimane tuttora il più praticato.
Dati tecnici:
il torball è uno sport simile alla pallamano che si pratica in palestra; necessita di un campo di metri 7 per 16 con due porte all’estremità, tre tappeti per ogni porta che servono come punto di riferimento per i giocatori e tre corde munite di campanello a metà campo ad un’altezza di 40 cm. sotto le quali deve scorrere la palla anch’essa munita di campanello.
La squadra di torball della Polisportiva Fiorentina Silvano Dani ha partecipato ai Campionati maschili e femminili, a numerosi meeting in Italia e all’estero e dal 2005 organizza un meeting nazionale in memoria del Presidente scomparso Silvano Dani.
Nell’anno del disabile ha fatto opera di sensibilizzazione presso le scuole di ogni ordine e grado, facendo dimostrazioni e facendo partecipare gli studenti vedenti, i quali hanno recepito anche la funzione riabilitativa del torball in quanto offre al non vedente la possibilità di padroneggiare uno spazio chiuso, la qual cosa è propedeutica alla padronanza degli spazi aperti e mette il non vedente nella condizione di essere un cittadino come gli altri.