Il tiro con l’arco per non vedenti viene svolto a Firenze dal 1992.
Prima con intento sperimentale e di verifica di fattibilità; da cinque anni è ormai ammesso ai Campionati Italiani del Comitato Italiano Paraolimpico. La squadra della Polisportiva Silvano Dani ha partecipato quattro volte collezionando un buon medagliere.
Nel 2004 Barbara Vetere ha partecipato alla seconda manifestazione internazionale a Parigi conquistando la medaglia d’oro; per questo evento ha ottenuto il premio speciale per lo sport della Provincia di Firenze accanto ad atleti di alto livello normodotati.
Sempre nello stesso anno è stato pubblicato il primo “Manuale di tiro con l’arco per non vedenti” da Cecilia Trinci e Arianna Donati, istruttori della polisportiva, a cura del Comune di Firenze e della Federazione di Tiro con l’arco (F.I.T.Arco).
L’attività si svolge durante tutto l’anno presso la sezione dell’Unione Italiana Ciechi ed è rivolta ad atleti agonisti e non agonisti e anche a pluriminorati gravi per i quali essa costituisce un importante elemento di integrazione e recupero psicomotorio. Per svolgere l’attività è necessario un locale adatto che consenta di utilizzare la distanza regolamentare per le gare (almeno 25 metri per 10), materiale speciale per l’allenamento (archi, frecce, bersagli) e la collaborazione di almeno tre istruttori specializzati.
Nel 2005 si è svolto il primo meeting internazionale a Marina di Massa in vista dei Campionati del mondo e il relativo convegno di lavoro per la definizione dei regolamenti internazionali dove la Polisportiva si è distinta per i propri meriti sportivi e di ricerca.
Nei prossimi mesi sarà organizzata una importante manifestazione in Ungheria dove questo sport non è ancora praticato e dove gli arcieri fiorentini sono stati invitati come esperti per portare aiuto e consulenza per la sua diffusione e in vista di altri importanti incontri internazionali.
Il tiro con l’arco, contrariamente a quanto si pensa, non deve essere praticato privilegiando in modo esagerato la vista, ma al contrario va considerato come uno sport in cui la posizione del corpo, l’allineamento dello scheletro, la capacità di coordinamento e concentrazione sono di primaria e assoluta importanza.
La mira è solo un aiuto notevole ma non fondamentale per la riuscita di un buon gesto. Il gesto atletico, d’altra parte, si apprende con il corpo e non con la vista. Questo sport non richiede eccessive doti atletiche, si adatta a tutti e a tutte le età per questo è una proposta motoria di grande significato e vasta proponibilità applicativa.
Anzi, i nostri atleti non vedenti sono in grado di controllare la muscolatura coinvolta nel gesto del tiro e di coordinare l’allineamento di tutti i settori del corpo in modo anche più attento e rivolto a se stessi di un arciere vedente che molte volte si lascia trascinare dalle abilità visive, trascurando il corretto assetto corporeo.
In questo senso si organizzano allenamenti in collaborazione tra vedenti e non vedenti per scambiare competenze reciproche e nelle quali i non vedenti non appaiono come “atleti handicappati”, ma come atleti con particolari competenze e sensibilità, in grado di donare le proprie esperienze a chi è di solito considerato “più forte”.