Cari soci,
sabato 30 novembre alle ore 16, nei locali del circolo Gino Baragli in via Antonio Cocchi 17, ci sarà la proiezione del film “L’attimo fuggente”, regia di Peter Weir, che sarà supportata anche da una descrizione audio.
Il film affronta problematiche tipiche dell’adolescenza, rapporti con la scuola e con i genitori (qui di seguito trovate la presentazione del film)
Nei prossimi mesi ci sarà la proiezione di un altro film che affronta le stesse problematiche ma con modalità differenti, in seguito organizzeremo un dibattito su queste tematiche sempre attuali ed interessanti.
Vi attendiamo numerosi, la presenza di tutti voi è molto gradita!
Il consiglio del circolo
Trentesimo compleanno de “L’attimo fuggente”
Il 2 giugno 1989 usciva nei cinema americani “L’attimo fuggente”, questo film, che ha segnato una generazione, oggi compie Trent’anni.
Ambientato nel 1959, praticamente dieci anni prima dell’esplodere del sessantotto trovava, con il suo spirito ribelle, terreno fertile fra gli adolescenti di quella generazione. Anche oggi come allora è un esemplare di racconto che parla del risveglio di una generazione in una società conformista.
L’attimo fuggente riportò un grandissimo successo di pubblico e di critica grazie anche alla brillante recitazione dell’ottimo cast di attori e all’eccezionale regia di Peter Weir.
Questo film porta al centro temi profondi, riflessioni intime sul tempo che passa, sulla scoperta di sé e sulla capacità di guardare il mondo, le situazioni. La storia del professor Keating (interpretato dall’eccezionale e allora poco più che trentenne Robin Williams) e dei suoi ragazzi (anche qui un cast di attori giovani e promettenti) è un cult per molti, per chi è giovane e per chi lo è stato; l’uomo insegna ai suoi allievi ad avere un pensiero speciale, il proprio, un pensiero di rottura che si scontra con quello degli altri, della società ancora conservativa degli anni Sessanta.
Keating è il professore che tutti vorrebbero avere, la poesia grazie ai suoi metodi anticonformisti arriva al cuore dei ragazzi, da loro si fa amare e scoprire (la prima volta che vede i suoi studenti li porta di fronte alle foto di vecchie classi e li invita a vivere la vita quando è il momento, citando il “carpe diem” oraziano, poi li invita a strappare le pagine del libro di testo perché non esistono classifiche, regole fisse per comprendere il valore di un artista). Keats, Whitman, Shakespeare diventano nuovi amici, scontrandosi con la disciplina e gli insegnamenti rigorosi del college.
Un altro elemento importante che Keating cerca di insegnare ai ragazzi è quello di non abbassare la testa, di non omologarsi ma di cercare di essere liberi pensatori ed in questo lui li aiuta e li incita a trovare la loro identità, non pensando, in buona fede, che questo avrebbe potuto essere di danno per qualcuno.
Alcune scene, come quella in cui i ragazzi si alzano in piedi sui banchi per salutare il loro professore uscente e battute, come “Carpe diem” e “O Capitano, mio capitano” sono talmente celebri da essere citate a destra e a manca.
Qualche aneddoto: pare che il regista Peter Weir impose ai ragazzi del cast di convivere per un certo periodo di tempo prima dell’inizio delle riprese e che dire di Weir che alla fine sale sui banchi con la macchina da presa insieme agli studenti che salutano il loro Capitano?
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